RifLeggendo

L'autore racconta cosa c'è nel suo cuore e nella sua memoria, l'editore vende il racconto nel modo che gli sembra più adatto a quella storia o a quel pubblico, il lettore percepisce la storia secondo ciò che ha nel cuore e nella memoria. A volte lettore - editore - autore si incontrano per parlare del libro che non appartiene più a nessuno ma ha una vita sua. Mille riflessioni possono nascere dalla stessa lettura, uguali e contrastanti per questo le chiamo RifLetture che sono altro dalle recensioni. Chi recensisce giudica, io non sono all'altezza di giudicare ma sicuramente posso riflettere nelle letture: RifLeggendo condivido qui.

lunedì 14 ottobre 2013

Umberto Eco - La misteriosa fiamma della regina Loana

Questo non credo proprio sia il libro più importante e famoso di Umberto Eco ma io lo adoro. Racconta la storia di Yambo che, a seguito di un incidente perde la memoria autobiografica ma non la memoria semantica, ovvero non sa niente di sé ma sa tutto della storia, della scienza, della geografia e così via. Di se stesso non ricorda e non riconosce più nulla: il vuoto. Nemmeno la moglie. Sarà proprio la moglie ad accompagnarlo nella vecchia casa di campagna a rovistare nel suo passato, sperando che un immagine, un oggetto, uno scritto, un odore possano improvvisamente far riemergere il suo passato dentro di lui.  Lui stesso ci spiega cosa sta tentando di fare:
[citazione dal testo]
Ci sono stati altri giorni (cinque, sette dieci?) i cui ricordi si amalgamano, e forse è bene, perché quello che mi è poi rimasto è stato, come dire, la quintessenza di un montaggio. Ho incollato testimonianze disparate, tagliando, collegando, vuoi per naturale sequenza delle idee e delle emozioni, vuoi per contrasto. Quello che mi è rimasto non è più quello che avevo visto o sentito in questi giorni, e neppure quello che potevo aver visto o sentito da bambino: era il figmento, l'ipotesi elaborata a sessant'anni di quello che avrei potuto pensare a dieci. Poco, per dire "so che è avvenuto così", abbastanza da riesumare, su foglio di papiro, quello che presumibilmente potevo aver provato allora.
La ricerca della memoria autobiografica di Yambo è il pretesto per accompagnare il lettore a fare una passeggiata tra la guerra e il fascismo, andaimo un po' a vedere cosa succedeva alla gente comune! Da questa intensa lettura piena di messaggi e significati io ne ho estrapolati due semplici semplici. Il primo messaggio che io, inesperto lettore e non-recensore né critico, colgo nel leggere è l'importanza di andare oltre; l'importanza di approfondire ciò che ci viene detto; il non fermarsi alla prima fonte di notizie. Già allora "quelli che contano" usavano i mezzi di comunicazione per diffondere un sapere controllato e correnti di pensiero strutturate (vedi anche articolo su Juan Diego Botto), così attraverso Yambo scopriamo che suo nonno, per non farsi fregare come un fesso, quando ascoltava una notizia dalle emittenti radio o la leggeva dai giornali, poi l'andava a controllare con le emittenti radio inglesi: un ottimo esercizio questo per allenare il nostro cervello a pensare, a scegliere, a valutare e non semplicemente a incamerare e riportare. Lo leggiamo nelle poche righe che cito:
[citazione]
Comunque a margine il nonno aveva segnato a margine rosso, come in molti altri numeri, "RL, presa B. 40000 prig." RL voleva dire evidentemente Radio Londra, e il nonno confrontava le notizie di Radio Londra con quelle ufficiali.
Un'altra piccola nota che ho messo su questo libro riguarda una canzoncina che sentivo cantare quando ero bambina, una canzoncina che mi divertiva tanto e della quale nessuno mi ha mai raccontato la storia o spiegato il significato.  mi capitava, da bambina, di sentir cantare la canzone su Pippo che non lo sa e che immagino conosciate tutti:
[citazione]
Ma Pippo, Pippo non lo sa, / che quando passa ride tutta la città / e le sartine, / dalle vetrine, / gli fan mille mossettine. // Ma lui con grande serietà / saluta tutti, / fa un inchino e se ne va, / si crede bello / come un Apollo / e saltella come un pollo. / Sopra il cappotto porta la giacca / e sopra il gilè la camicia. / Sopra le scarpe porta le calze, / non ha un botton / e con le stringhe tiene su i calzon. //  Ma Pippo, Pippo non lo sa, / che quando passa ride tutta la città / si crede bello / come un Apollo / e saltella come un pollo.
A me da bambina faceva tanto ridere ma ecco che, leggendo questo libro scopro qualcosa, e la canzone prende un altro significato:
[citazione]
La radio ora cantava un inno marziale che evocava l'immagine di una sfilata di giovani Camicie Nere, ma subito dopo il panorama cambiava, e per la strada passava ora tale Pippo, poco dotato da madre natura e dal suo sarto personale, che sopra il gilè portava la camicia. [...] Ma chi passava per le vie della città, i Balilla o Pippo? E la gente di chi rideva? Forse il regime avvertiva nella vicenda di Pippo una sottile allusione? Era forse la saggezza popolare che ci consolava con tiritere quasi infantili di quella retorica dell'eroismo che si doveva subire a ogni istante?
Che vi devo dire io trovo Umberto Eco, che non me ne voglia ma non mi leggerà mai, lui a me, a volte un po' noioso ma, per esprimermi da finto professionista, geniale e sottile.

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