RifLeggendo

L'autore racconta cosa c'è nel suo cuore e nella sua memoria, l'editore vende il racconto nel modo che gli sembra più adatto a quella storia o a quel pubblico, il lettore percepisce la storia secondo ciò che ha nel cuore e nella memoria. A volte lettore - editore - autore si incontrano per parlare del libro che non appartiene più a nessuno ma ha una vita sua. Mille riflessioni possono nascere dalla stessa lettura, uguali e contrastanti per questo le chiamo RifLetture che sono altro dalle recensioni. Chi recensisce giudica, io non sono all'altezza di giudicare ma sicuramente posso riflettere nelle letture: RifLeggendo condivido qui.

martedì 15 aprile 2014

Perterra (coltivare il valore del cibo) di Alessandra Nucci

Ricordo che i miei nonni, contadini, falegnami, pastori (in gergo fachocci - tutto fare) lavoravano in una grande azienda agricola e avevano a disposizione un piccolo orto, una vite, qualche albero da frutta, un pollaio, dei maiali, conigli e un forno enorme per fare il pane e la pizza. In cambio del loro lavoro ricevevano uno stipendio e questi beni (preziosi). Mio padre e suo fratello hanno scelto di studiare e andare a stare in città (come il ragazzo della via gluck) e loro dicevano sempre: "ricordatevi che nulla vale più di un pezzo di terra". In effetti, da mia nonna si è sempre mangiato bene: nonna ci insegnava a preparare i dolci, le fettuccine, il pane, il brodo, a pulire le verdure, a riconoscere i sapori di ogni cibo, a fare le marmellate e le passate. Noi giocavamo. Crescevamo sani, con cibo nutriente e corse all'aria aperta. In città tutto era diverso, si mangiava carne da supermercato, enormi pomodori belli da vedere ma meno buoni da mangiare. Si correva poco che c'erano le macchine e altri pericoli sconosciuti. La pasta era già pronta nel sacchetto e per fortuna mia madre faceva i dolci e cucinava. Si parlava di obesità, si allargava il cerchio di malati di cuore, di colesterolo, i trigliceridi crescevano a tutti ma ci è voluto tanto prima che ci si chiedesse "cosa sta succedendo?". Prima che la domanda popolare si fermasse e si chiedesse: "Cosa mi stanno propinando?", tutto era bello, facile, veloce e costava poco.
I miei nonni lo sapevano:
"Non si può capitalizzare la natura, non la si può chiudere in un barattolo e vendere in un supermercato". 
Il mercato è, per fortuna, diventato accessibile a tutti e molti hanno smesso di patire la fame. Ma non bastava che il cibo fosse un bene accessibile a quasi tutti. L'uomo ha sentito come sempre il bisogno di andare oltre, di avere di più, di accumulare beni materiali, e il cibo si è trasformato in un bene di consumo che risponde alla domanda del mercato. Il mercato si è sentito danaroso e finalmente all'altezza dei potenti e ha aumentato la richiesta. Il mercato è cresciuto, la richiesta aumentata, il mercato cresciuto, la richiesta aumentata, cresciuto, aumentata, cresciuto, aumentata fino all'esplosione.
Il cibo non è e non può essere considerato un bene di consumo, deve rimanere un bene primario e di necessità, se possibile accessibile a molti, a quasi tutti, anche se non tutte le tipologie, almeno in tutte le sue varianti (carboidrati, proteine, fibre, calcio ...).
"I bambini sono belli ... ma faticosi!". 
Quante volte abbiamo sentito dire questa frase? Qualcuno dice addirittura: "Sono un gran sacrificio". Alcune mamme si vantano di non aver cambiato la loro vita dal momento in cui il figlio è arrivato a casa. Alcune mamme allattano un mese e dicono "ho allattato", ma è questione di conoscenza, di curiosità, di amore e di passione. L'uso smodato e consumistico del cibo è andato di pari passo con quella che io chiamo "la relazione facile". Pannolini di plastica per bambini, omogeneizzati a volontà già a quattro mesi, asili sin dal primo mese di vita (capisco le mamme costrette a lavorare per esigenza economico-familiare ma non le capisco quando si tratta un'esigenza di status sociale - e speriamo che alcune mie amiche non mi leggano in questo post o mi uccidono). Tutto spacciato per una crescita sana del bambino, in realtà il tutto è stato studiato per una vita comoda delle mamme, che non è un concetto sbagliato ma forse va rivisto e riformulato attraverso diritti e doveri delle mamme e non solo, anche e soprattutto delle strutture appartenenti alle società. Non voglio sembrare un'anti-femminista (tutt'altro) ma non si può essere femministe e pensare che la mamma debba occuparsi del figlio due ore al giorno. La donna ha il diritto di essere madre, ha il dovere di essere madre, ha il piacere di essere madre. Deve essere sostenuta nel suo essere madre.
In ospedale, da una pediatra donna (ma non madre), mi sono sentita dire che mio figlio aveva problemi di riflusso gastro-esofageo perché lo allattavo troppo!
Mio figlio aveva quasi 4 mesi e un bronco non formato. In ogni caso non ho mai sentito morire un bambino per troppo allattamento al seno di mamma. Il problema secondo me è proprio questo. Abbiamo scambiato le comodità del consumismo per una vita di valore e abbiamo distrutto il mondo. Bambini sparati tra mille tate, impegni, scuole ... ma la mamma dov'è? Preparare la torta con nonna, con mamma: che bello! Bello per tutti. Una relazione che si prende il tempo di esistere e crescere sana.
Onestamente non ho ancora letto questo libro ma ho avuto modo di parlare con Alessandra e la sensazione che ho avuto è che lei stia cercando di promuovere questo benessere. Una vita di valori che partono dalla madre terra che dona a noi tutti e ci ama, una madre terra che va curata e amata nel tempo con amore e pazienza. Una madre che dona ai suoi bambini e li ama nel tempo con amore e pazienza. Una relazione dove si impara ad amare e a curare ciò che si ama nel tempo, con amore e pazienza.

Alessandra mi dice:
"Coltivare è una parola bellissima, piena di attenzione, cura e speranza: la cura che richiede la preparazione del terreno, le attenzioni che richiede una piantina per poter sbocciare e la speranza che un giorno possa crescere rigogliosa e carica di frutti. E così, come si coltivano gli orti e le passioni, vanno coltivati anche i bambini ed il loro futuro. Ecco quindi come a doppio filo il futuro si lega al passato, le nuove generazioni alla terra ed il cibo diventa ambasciatore di valori."
Che bella immagine del mondo che trasmettono queste parole. Alessandra per un periodo della sua vita si è occupata di marketing ma dal 2005 è imprenditore agricolo e nutrizionista e queste belle parole credo vengano da questa sua passione piuttosto che dal marketing. Ci spiega, Alessandra, che secondo lei:

"Guardando all’evoluzione della società dagli anni ’50 ad oggi si può evidenziare un minimo comune denominatore che ha caratterizzato tutti i settori e sul quale si è basata la crescita del Paese: la spinta all’acquisto.L’acquisto di beni e servizi è stato considerato il motore per sostenere la produzione. Le ricadute di questa politica, comune a tutti i Paesi industrializzati, si sono tradotte in un approccio consumistico. Questo è vero per tutti i beni, appunto chiamati beni di consumo e purtroppo nemmeno il cibo, fonte primaria del nostro sostentamento, è stato risparmiato da questa logica.
Come conseguenza, la visione del cibo tradotto in merce, ha portato l’industria alimentare a rispondere ai bisogni di una società in forte cambiamento con prodotti alimentari con due caratteristiche essenziali: alta reperibilità e bassa deperibilità."
"Il cibo industriale lavorato, confezionato e pronto per essere acquistato, si è arricchito nel packaging e impoverito nella qualità."
Ed è proprio lei a proporre un legame tra la buona coltivazione del cibo e la crescita sana dei ragazzi, un ritorno al passato ma in modo più attento ed evoluto:
"L’educazione alimentare è guardare con attenzione a tutta la filiera produttiva del cibo. Educare i bambini ed i ragazzi ad una sana e sostenibile alimentazione origina un circolo virtuoso che salvaguardia il nostro ambiente, la nostra cultura, i nostri prodotti, migliora la nostra economia e la nostra salute." 
A questo punto, come dice la mia amica Francesca (che si occupa di catering), direi che per leggere questo libro dovete trovare un momento rilassante e in compagnia di uno snack sano e non di consumismo.  Buona lettura.

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