RifLeggendo

L'autore racconta cosa c'è nel suo cuore e nella sua memoria, l'editore vende il racconto nel modo che gli sembra più adatto a quella storia o a quel pubblico, il lettore percepisce la storia secondo ciò che ha nel cuore e nella memoria. A volte lettore - editore - autore si incontrano per parlare del libro che non appartiene più a nessuno ma ha una vita sua. Mille riflessioni possono nascere dalla stessa lettura, uguali e contrastanti per questo le chiamo RifLetture che sono altro dalle recensioni. Chi recensisce giudica, io non sono all'altezza di giudicare ma sicuramente posso riflettere nelle letture: RifLeggendo condivido qui.

lunedì 27 aprile 2015

Femminista e femminile - ultime riflessioni - Trieste di Carlo Yriarte

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Con questa immagine voglio chiudere e mie personali riflessioni su femminismo e femminilità. In quanto Donna mi sento di dire che mi sembra giusto che le donne debbano avere dei diritti, gli stessi diritti degli uomini, gli stessi diritti di tutti. In quanto madre di una bambina devo dire che sono preoccupata del futuro dei diritti delle donne e la cosa che mi preoccupa più di tutti è vedere le finte femministe che fanno dei diritti un approccio di marketing mentre sono disposte a sacrificare lo sviluppo delle future donne ... per delle cazzate!
In quanto madre di un bambino mi preoccupo di farlo crescere in un clima di diritti, di uomini e di donne. Sono tranquilla con lui perché suo padre e suo nonno sono degli uomini meravigliosi e un grande esempio per lui.
Della femminilità che vi devo dire? Per me è femminile la donna che sa lottare, che ama ridere, che è forte, la donna che allatta e che ama, la donna innamorata e la donna amante.
Non sono amante delle unghie laccate, dei capelli stra-pettinati, del fisico rifatto. Mi piacciono i bei vestiti ma dovendo scegliere, compro un bel libro. Non trovo femminili le donne che vogliono essere come gli uomini ma trovo femminilità in molti gay.
Concludo questa riflessione con una citazione che parla della forza femmina, quella alla quale ogni donna fa ricorso, quella che le donne conoscono e gli uomini no, quella che si mescola alla bellezza e fa di ogni donna un'opera d'arte.
Le donne di Servola, colla bianca Petscha in testa, vestite della dalmatica nera, tagliata in quadrato, e donde sfugge la larga manica d'immacolata candidezza, calzate colla classica Opanche, conducono per le vie branchi di tacchini grigi, macchiati di nero, e colla testa rosa di tono graziosissimo. I mercati sono vaghissimi; le contadine slave del territorio di Trieste vi si recano in folla sui loro somarelli a vender del pane di puro frumento, cotto apposta per la città, e gli ortaggi da loro coltivati, o i fiori, che annodano con gusto i mazzolini leggiadri, in cui domina il lupino, e spicca nel centro di un fiorrancio, od un fiore di corbezzolo. Per conservare questi fiori, gettano sul fondo del paniere pezze di ghiaccio, e si vedono anch'esse col busto ornato d'un mazzolino. La Petscha bianca stacca vivamente sulla carnagione olivastra, e la pulitezza dell'aspetto è seducentissima; talvolta al pari de' Kabili e degli asinai delle rive del Nilo, passano dietro le spalle, nella cintura, la bacchetta di cui si servono per guidar le loro cavalcature.

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